Il paradosso di Rosario Romeo
di Daniele Marano
“Certo, non è in tutto accettabile la tesi del Gramsci, e in genere della storiografia di sinistra (nota di Romeo che cita sia Gramsci che Sereni n.d.r.), che (rifacendosi alla nota critica del Marx a Mazzini), ha visto nella mancanza di una rivoluzione agraria che integrasse la rivoluzione politica della borghesia il limite fondamentale del Risorgimento.”
Così si esprimeva Rosario Romeo nel suo libro intitolato Il Risorgimento in Sicilia pp.383-384.
Non c’erano le condizioni economiche soprattutto nel meridione per determinare l’alleanza tra borghesia agraria e masse contadine causa profonda arretratezza del meridione ed in particolare della Sicilia profondamente legata al sistema feudale e non al latifondo per cui i verghiani Mazzarò erano diventati gli archetipi letterari dell’emergente borghesia agraria che grazie alle speculazioni ai limiti del legale si arricchì ulteriormente.
Romeo, storico liberale crociano, applica marxianamente l’economia, disciplina non amata da Gramsci, per dimostrare con dati inconfutabili l’inconsistenza dell’analisi gramsciana utilizzando come fonte storica i dati economici della Camera di Commercio di Catania.
Il paradosso di Rosario Romeo: più marxista di Antonio Gramsci!
