Il memoriale di Vincenzo Vinciguerra, prima puntata

a cura di Ivano Cimatti ed Armando Pepe

Comincia con questo articolo la pubblicazione, a stralci i più rilevanti, degli atti inerenti all’interrogatorio di Vincenzo Vinciguerra, sostenuto nel carcere di Opera il 14 luglio 1999, davanti al giudice per le indagini preliminari, dottor Guido Salvini. Si tratta di un racconto in cui le complicate trame di un passato volutamente nebuloso si agganciano, intridendole in modo pervasivo, ad un paradigma vittimario ingombrante, retaggio di una stagione a dir poco pericolosa. Crediamo che siano notizie di un certo peso, non solo giornalistico, ma memoriale in senso nazionale, in cui si ripercorrono affari nefasti e punti ambigui della “notte repubblicana”. Con tutta evidenza i curatori prendono le distanze da affermazioni che possono sembrare diffamatorie, sia pure dette da chi, attualmente, sta scontando l’ergastolo in nome dei propri ideali.

(Inizia, pagina 1)

[1]

L’Alleanza Atlantica, di guerre in Europa, ne ha fatte tante. Le ha definite “conflitti a bassa intensità”. Li ha condotti, questi conflitti, in maniera diversa, impiegando i reparti invisibili di un’armata segreta, la cui esistenza viene ancora oggi negata, sebbene molte siano le tracce che ha lasciato nel corso delle sue operazioni sui campi di battaglia europei, dalla Francia alla Grecia, al Portogallo, al Belgio, all’Italia. Anche i costi umani della guerra italiana sono ancora oggi imprecisati. Ma i suoi momenti salienti, i più tragici e più clamorosi, sono ormai fissati in maniera indelebile nella memoria e nella storia: (1) 12 dicembre 1969, Milano, 16 morti e 87 feriti; (2) 12 maggio 1973, Milano, 4 morti e 46 feriti; (3) 28 maggio 1974, Brescia 8 morti e 94 feriti; (4) 4 agosto 1974, Italicus, 12 morti e 105 feriti; (5) 2 agosto 1980, Bologna, 85 morti e 200 feriti.

Cinque stragi con un bilancio di 125 morti e 532 feriti.

Non è mai stato difficile delimitare l’area stragista; è mancata la volontà politica e giudiziaria.

  1. Il 30 settembre 1967, a Trento, il brigadiere di P.S. Filippo Foti e l’agente Edoardo Martini prelevano, su segnalazione di una passeggera, una valigia lasciata sul treno “Alpen Express”, diretto da Monaco di Baviera a Roma, che esplode mentre cercano di aprirla, uccidendoli sul colpo.
  2. Il 25 aprile 1969, a Milano, vengono compiuti simultaneamente due attentati, alla Stazione ferroviaria e alla Fiera campionaria, che provocano 21 feriti.
  3. L’8 e il 9 agosto 1969 vengono compiuti attentati su otto convogli ferroviari, che provocano 10 feriti.
  4. Il 4 ottobre 1969, a Trieste, viene compiuto un attentato dinamitardo contro la scuola slovena, che fallisce per un difetto tecnico. In caso contrario, sarebbe stata una strage.
  5. Il 12 dicembre 1969, [come già scritto, Nota dei Curatori] vengono compiuti attentati contro la Banca dell’Agricoltura e la Banca Commerciale, a Milano; invece, contro l’Altare della Patria e la Banca Nazionale del Lavoro, a Roma. Oltre ai morti ed ai feriti all’interno della Banca dell’Agricoltura (a Milano), si contano 15 feriti a Roma, mentre fallisce per un difetto tecnico alla Banca Commerciale in Milano.
  6. Il 22 ottobre 1972, a Latina, un ordigno provoca 5 feriti.

La semplice osservazione della collocazione geografica degli attentati avrebbe già dovuto suggerire, almeno a partire dal 1973, che i gruppi operativi dovevano essere almeno due: l’uno ubicato nell’Italia del Nord (Lombardia e/o Veneto), l’altro a Roma.

Cinque, in totale, le città italiane sulle quali concentrare la propria attenzione: Padova, Milano, Roma, Mestre-Venezia, Trieste.

[2]

Dopo aver archiviato la denuncia pubblica di un attivista missino, Giovanni Ferrorelli, che aveva accusato i vertici milanesi del Movimento Sociale Italiano [d’ora in avanti MSI, Nota dei Curatori] di utilizzare i giovani per compiere atti di violenza, salvo “scaricarli” se individuati od arrestati, la magistratura milanese non diede credito nemmeno alle accuse lanciate (anche se poi parzialmente ritrattate) da Vittorio Loi e Maurizio Murelli che indicarono nei dirigenti missini gli organizzatori degli incidenti del 12 aprile 1973.

Ci fu, è vero, un’indagine che si concluse con il rinvio a giudizio, fra gli altri, di Francesco (Frank) Maria Servello e Francesco (Franco) Petronio, entrambi parlamentari, a carico dei quali venne richiesta l’autorizzazione a procedere il 22 giugno 1974, ma furono sufficienti poche udienze per mandare assolti i due, il 28 gennaio 1978, con formula ampia “per non aver commesso il fatto”.

Continua..(pagina 11)

Bibliografia e sitografia

Paolo Morando, Prima di Piazza Fontana: la prova generale, Laterza, Bari-Roma 2019.

Paolo Morando, L’ergastolano. La strage di Peteano e l’enigma Vinciguerra, Laterza, Bari-Roma 2022.

Per ulteriori notizie su Francesco Maria Servello si rimanda al link:

https://it.m.wikipedia.org/wiki/Franco_Servello

Per ulteriori informazioni su Francesco Petronio si vada al link:

https://it.m.wikipedia.org/wiki/Francesco_Petronio

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