Il ghetto ebraico di Roma
di Alessandro Vivanti
Un altro 14 luglio di molti anni prima…
Cum Nimis Absurdum: il 14 Luglio 1555 veniva istituito il primo Ghetto ebraico di Roma.
Cum nimis absurdum et inconveniens existat ut iudaei, quos propria culpa perpetuae servituti submisit, sub praetextu quod pietas christiana illos receptet…
“Poiché è oltremodo assurdo e disdicevole che gli ebrei, che solo la propria colpa sottomise alla schiavitù eterna, possano, con la scusa di esser protetti dall’amore cristiano…”
Un incipit noto agli ebrei di tutto il mondo, quello della Bolla Papale emanata nel 1555 da Paolo IV, che decretava la reclusione degli ebrei romani in uno spazio isolato dai cittadini cristiani: il Ghetto.
Già nel 1442, papa Eugenio IV, intimorito dalla familiarità contratta tra israeliti e cristiani, emise in Roma il primo bando non già contro gli ebrei, bensì piuttosto contro i cristiani, proibendo loro di mangiare, coabitare e farsi curare dagli ebrei. Essendovi tra gli israeliti celebri medici, alcuni talvolta furono assunti anche come Archiatri pontifici.
L’area occupata dal Ghetto non era più di tre ettari, dalla attuale Via del Portico d’Ottavia fino a Piazza delle Cinque Scole, alle sponde del Tevere – all’epoca privo dei muraglioni, costruiti dopo l’Unità d’Italia e la proclamazione di Roma Capitale – mentre uno dei lati minori attraversava Piazza Giudea e l’altro raggiungeva dal fiume la chiesa di Sant’Angelo in Pescheria. L’area venne delimitata da un muro con portoni o catene detti della Rua, Regola, Pescheria, Quattro Capi e Ponte, che venivano chiusi dal tramonto all’alba. Agli ebrei era consentito girare per Roma soltanto di giorno ed era permesso loro di esercitare solamente lavori di basso livello, come quelli di stracciaroli, rigattieri o pescivendoli. Essi potevano anche esercitare prestiti a pegno ma questa attività era naturalmente motivo di astio tra loro ed i romani.
Le misure antiebraiche vennero stabilite per condannare l’insolenza degli ebrei, che non solo vivevano in prossimità dei cristiani ma si arrogavano il diritto di prendere in affitto, comprare e rivendere immobili, avere della servitù, disprezzando il nome cristiano.
Le colpe che venivano addossate alle comunità ebraiche erano quelle di deicidio e rifiuto di riconoscere in Gesù il vero messia.
Insieme a queste accuse aleggiavano una serie di pregiudizi, come avvelenare le acque dei pozzi, oppure sequestrare bambini cristiani per utilizzarne il sangue nei rituali (i pregiudizi erano inizialmente di origine romana e riferiti ai Cristianos; con il tempo vennero rivolti alla minoranza ebraica).
Fu solo nel 1848, quando Pio IX ordinò l’apertura delle porte del ghetto – che sarà abolito poi nel 1870 e vedrà la demolizione delle mura nel 1885 –, che gli ebrei romani furono finalmente liberi di lasciare il quartiere e vennero loro restituiti gli stessi diritti civili della popolazione cristiana.



