Il caso Cospito
di Massimiliano Griner
Una delle cose più assurde che ho sentito dire in appoggio a Cospito è che isolarlo in quanto capo anarchico non avrebbe senso, perché gli anarchici non hanno capi.
Non sto scherzando, è una delle motivazioni con cui i suoi difensori e supporter ne perorano la causa.
La causa, non l’uscita dal 41bis, perché personalmente non credo che Cospito voglia davvero uscire dal 41bis, ma questo è un altro discorso.
Ora, questa storia che gli anarchici non avrebbero capi, e quindi che non avrebbe senso isolare un loro… come chiamarlo? esponente?, forse esponente è troppo, vogliamo dire “compagno più in vista”?… in quanto non avrebbe né potere né volontà di dare ordini, e i suoi… soci? sodali? compagni all’esterno nessuna di riceverne, è una solenne fesseria.
Intanto perché se anche questo fosse vero della centenaria storia anarchica, non è affatto detto che lo sarebbe in questo caso.
Gli anarchici potrebbero non avere mai avuto un capo, e Cospito essere il primo ad esserlo.
Ma è una solenne fesseria perché è palesemente falso che gli anarchici non abbiano avuto capi, o non siano stati capaci di assoggettarsi al comando dei loro capi.
La storia anarchica è costellata di capi anarchici. E non avrebbe potuto essere altrimenti.
Uno è stato l’ucraino Nestor Ivanovič Machno. Quando faceva la guerriglia o incontrava Lenin, era palesemente il massimo dirigente degli uomini che lo ritenevano un capo, benché anelassero a un mondo senza autorità, che forse sarebbe un giorno venuto come il Messia o il Sol dell’Avvenire.
E che dire di Bakunin? quando si presentava a un congresso internazionale si portava i suoi delegati, che vedevano in lui un leader. Mica quelli degli altri.
E non parliamo delle bande anarchiche. Ognuna di esse aveva, come è ovvio, un leader.
Quindi, va bene tutto, “Cospito libero, amnistia!”, e “via il 41bis”, se volete. Ma la storia, almeno quella, cerchiamo di non maltrattarla troppo.
