Il banchetto rinascimentale e lo spettro del vizio capitale

di Valentina Falanga

Nel VI secolo d.C. papa Gregorio Magno pose la gola all’ultimo gradino di gravità dei vizi capitali. Nel XIII secolo la gola passò al quinto posto per gravità. Il XIII secolo, allo stesso tempo, fu anche un momento particolare perché si registrò un aumento dei consumi, una maggiore mobilità sia di merci che di individui e la ripresa dei commerci anche fuori dai confini europei. Allo stesso tempo 1200 fu anche il secolo in cui nacquero le signorie. Sfarzo, lusso, ricchezza, ostentazione furono le parole chiave di questo nuovo modo di intendere e vivere la convivialità. I banchetti rinascimentali erano momenti di socialità, ma anche importanti forme di impressione ed ostentazione. Durante il loro svolgimento si sancivano alleanze politiche e militari, si combinavano matrimoni o vi era la possibilità di assassinare qualcuno avvelenandolo.

Va sottolineato che il vizio della gola era considerato un peccato elitario perché solo i nobili, i borghesi e il clero potevano imbandire i propri deschi con ogni leccornia. Eccedere nello sfarzo, trattenersi a lungo presso la tavola o vomitare per mangiare nuovamente erano considerati tutti comportamenti ingordi. Lo stesso Dante nel XXIV canto del Purgatorio colloca papa Martino IV che in vita fu ghiotto di anguille marinate nella vernaccia.

Il grande protagonista delle tavolate rinascimentali fu di certo lo zucchero.  Iniziò a far capolino in Italia a partire dall’XII secolo in poi, o meglio, lo zucchero ricomparve in Europa. Per gran parte del Medioevo la produzione dolciaria era stata relegata ai soli monasteri. I monaci o le suore producevano svariati tipi di dolci che vendevano ai pellegrini di passaggio per racimolare qualche soldo in più. Erano dolci semplici, aromatizzati con spezie, arricchiti con frutta secca e miele. A partire dal XV secolo la pasticceria inizia a specializzarsi sempre di più, esce dal monastero e si trasferisce alle corti dei signori, dei papi e dei sovrani europei. Ed i risultati non tardarono a mancare. Nel 1453 nacque l’éclair, inventato da Popeline, cuoco di casa Medici. Quest’ultimo giunse a Parigi perché faceva parte del seguito di Caterina de’ Medici, la quale sposò Enrico II di Valois. In occasione del loro matrimonio il cuoco fiorentino inventò questo piccolo dolcetto fatto di pasta bignè farcito con creme e poi glassato. Molti dolci che oggi fanno parte della tradizione dolciaria italiana affondano le loro radici nei fasti dei banchetti rinascimentali come la torta delle rose. Un dolce ottenuto con la pasta brioche insaporito con marmellata d’arancia e mandorle. Ancora oggi è preparata nelle zone del mantovano e fu ideata in occasione del matrimonio fra Isabella d’Este e Francesco II Gonzaga nel 1490. A creare la torta nuziale fu il cuoco dei signori di Ferrara: Cristoforo di Messisbugo.

Questi sono solo alcuni degli esempi che si possono citare, ma le cronache sono ricchissime di descrizioni di banchetti dove il lusso e lo sfarzo era impareggiabile. Per avere un’idea di come dovesse essere un banchetto nel 1500 si può citare quello tenutosi nel 1574 a Venezia. Il re Enrico III di Francia giunse nella laguna e ad accoglierlo trovò un banchetto così zuccherato che per sino i tovaglioli erano fatti di zucchero. La tavola fu imbandita da sculture di zucchero concepite e prodotte dallo scultore Jacopo Sansovino.

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