I russi portati via dalla polizia

di Gianluca Falanga

Le immagini dei russi che protestano portati via dalla polizia (scene già viste in occasione delle manifestazioni contro Lukaschenko in Bielorussia negli scorsi due anni) conferiscono nuova forza e significato ai racconti e alle esperienze dei miei colleghi, ex detenuti politici della DDR. Stamattina, attraversando con una scolaresca i freddi corridoi della struttura ospedaliera annessa al carcere della Stasi, oggi Memoriale di Hohenschönhausen, mi sono ricordato di un aspetto terribile e poco studiato della repressione nei paesi comunisti: il ricorso alla medicina, specie alla psichiatria, per punire e silenziare il dissenso.

Se è abbastanza conosciuta la psichiatrizzazione della repressione nell’Urss di Brežnev, dove dal 1968 al 1987 circa due milioni di “soggetti socialmente pericolosi”, accusati di reati politici (agitazione, diffamazione dello Stato sovietico, attività di gruppo contrarie all’ordine costituito) furono rinchiusi negli ospedali psichiatrici penali per “schizofrenia latente”, poco si conosce dell’abuso della medicina nella Germania orientale. Negli ultimi anni però, esaminando la frammentaria documentazione del Zentrale Medizinische Dienst (ZMD) della Stasi, si sono fatte scoperte interessanti.

Innanzitutto il ZMD non era solo un organismo che garantiva cure mediche al personale del servizio segreto, ma svolgeva anche “compiti čekistico-militari speciali” e di consulenza specialistica per le attività operative. Nel 1973 fu predisposto il cosiddetto Complesso di Medicina operativa, con classificazione segretissima, che abbracciava strutture, le cui competenze ed effettive attività possiamo solo presumere o intuire, per via delle gravi lacune nella documentazione. A metà degli anni settanta fu messa in piedi una ramificata architettura clandestina incardinata nel sistema della Sanità pubblica, che consentiva alla Stasi di strumentalizzare la medicina per scopi operativi. Uno specifico ufficio (ZMD-10), cui spettava la gestione confidenziale di medici e specialisti di ogni disciplina operanti sotto copertura in ogni genere di struttura medica del paese, disponeva di laboratori, bracci di sicurezza e intere strutture ospedaliere civili, ufficialmente pubbliche, in verità controllate dal servizio di sicurezza.

In una di queste, nella clinica neuropsichiatrica di Teupitz, già coinvolta nel criminale programma di sterilizzazioni ed eutanasia del regime nazista, medici legati alla Stasi e al Kgb praticavano torture come l’isolamento, cure di psicofarmaci, interventi ed esami specialistici molto dolorosi, per costringere i dissidenti al silenzio o cittadini renitenti a ritirare la domanda di espatrio. Dai pochi documenti scampati al tentativo dei responsabili di eliminare le prove emergono tracce e rimandi a probabili traffici di organi, sperimentazione umana, sottrazione di neonati a donne politicamente inaffidabili. Nel 1972 erano 1179 i bambini sottratti a famiglie di detenuti politici e affidati alle cure di educatori presso orfanotrofi e centri di rieducazione minorile (Jugendwerkhöfe), cui spettava il compito di distruggere il legame di fiducia parentale e preparare i minori all’adozione. Sottoponendo almeno una parte di questi bambini a una particolare opera di manipolazione psichica e affettiva si pensava di poter forgiare una nuova generazione di collaboratori, che andassero a rafforzare i quadri della polizia segreta in costante espansione.

Le vittime del “complesso di medicina operativa” sono difficilmente quantificabili con precisione e talvolta anche impossibili da identificare. I carnefici invece si conoscono, ma l’eliminazione dei documenti li ha protetti dalla giusta punizione.

La storia non si ripete, lo so. Ma cosa succede e cosa succederà ancora, mi chiedo, ai russi che oggi protestano, come ai bielorussi che nel 2020 hanno tentato il loro Maidan e oggi si vedono il loro mortificato paese trasformato in un campo di manovra delle truppe di Putin (e anche agli ucraini, se la Russia riuscirà ad imporsi)? Dove li portano? Cosa gli fanno? A quali metodi ricorreranno, se il dissenso si allargherà?

Putin non è un mostro, non è né Hitler né Stalin. Ma il čekismo è stata la sua scuola.

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