I Persiani. L’età dei grandi re

di Lucio Russo

Sto leggendo il libro “I persiani. L’età dei Grandi Re” di LloydnLlewellyn-Jones (del 2022, ma lo sto leggendo nella versione italiana pubblicata quest’anno da Einaudi), ma spesso faccio fatica a continuare. L’autore è pieno di livore contro i Greci e pensa che insultarli sia un doveroso tributo all’anti-eurocentrismo. Ecco un esempio:
“Il desiderio di creare e preservare uno splendido, verdeggiante giardino fu una forma d’arte per i persiani, un’ossessione mai compresa dai pedestri greci. Agli occhi di un ateniese, un giardino non era che un luogo in cui coltivare ravanelli”.
Sin dall’inizio del libro l’autore precisa che le fonti greche hanno snaturato la storia dei persiani, mentre lui finalmente ricostruisce la vera storia di questo popolo basandosi su fonti persiane. (Era stata questa introduzione a spingermi a comprare il volume). LloydnLlewellyn-Jones riconosce però che nella realizzazione di questo programma ha incontrato una difficoltà: “Dopotutto, i persiani non scrissero mai storie narrative alla maniera dei greci. Non ci furono mai Versioni Persiane di Erodoto, Tucidide o Senofonte”. Subito spiega però come questa difficoltà possa essere superata: “Ciò significa forse che i persiani non ebbero una percezione del proprio passato? Non rifletterono mai sul proprio ruolo nel progresso della storia? […] I persiani conoscevano la loro storia, semplicemente scelsero di ricordarla in maniera diversa. Il passato persiano fu tramandato attraverso canti, poesie, fiabe e leggende. […] Una caratteristica saliente della ricca cultura orale del Vicino Oriente antico in genere fu una certa avversione nei confronti di fatti precisi o date specifiche”.
è stata evidentemente una colpa dei “pedestri greci” trasmettere fatti precisi e date specifiche, fondando la storiografia, ma stiamo imparando a farne a meno.
Più avanti l’autore spiega come non solo le scritte, ma anche l’arte figurativa dell’impero persiano non faceva altro che promuovere l’immagine del monarca.
Questo signore insegna a Cardiff non “fiabe e leggende” e neppure “storia della propaganda persiana”, ma “Storia antica”.

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