I duellanti

di Alberto Colombani

Ho studiato a fondo l’uomo militare, gli ho letteralmente scrutato il cervello; ma il mio fato è quello di rabberciarlo di continuo senza avere alcuna idea di come funzioni.”

Nella Francia agli inizi dell’Ottocento il giovane Armand D’Hubert, ufficiale dell’esercito napoleonico, viene incaricato di arrestare un altro ufficiale, l’arrogante Gabriel Feraud. Questi, però, costringe D’Hubert a battersi a duello con lui; lo scontro viene sospeso senza alcun vincitore, ma la loro rivalità non si placa, e nel corso degli anni i due uomini torneranno ad incrociare le spade…

Tratto da un racconto di Joseph Conrad, intitolato appunto Il duello, I duellanti rappresenta l’esordio cinematografico del regista inglese Ridley Scott, proveniente dal mondo della pubblicità e destinato ad affermarsi di lì a breve come uno dei nomi più prestigiosi del cinema contemporaneo.

Accolto con grande entusiasmo al Festival di Cannes nel 1977,
I duellanti è ambientato in Francia nei primi anni del XIX secolo, ed è incentrato sulla feroce rivalità fra due ufficiali di cavalleria dell’esercito di Napoleone: Armand D’Hubert e Gabriel Feraud, interpretati rispettivamente dagli americani Keith Carradine e Harvey Keitel.

L’intera trama della pellicola è costituita dall’incessante antagonismo fra questi due uomini, impegnati in una singolar tenzone che durerà per ben diciassette anni: iniziato all’alba dell’Ottocento, quando Napoleone si era appena insediato sul trono di Francia assumendo il titolo di Imperatore, il duello fra D’Hubert e Feraud cesserà soltanto molto tempo dopo, quando ormai il regime napoleonico è tramontato e Bonaparte è in esilio a Sant’Elena.

Le ragioni che hanno provocato il duello, in realtà, sono decisamente futili e legate ad un’assurda questione di “onore militare”; del resto, l’odio fra i due protagonisti non si basa su motivazioni precise, ma su una folle irrazionalità che li spinge a battersi con violenza finché uno dei due non prevarrà sull’altro uccidendolo.

La sceneggiatura, firmata da Gerald Vaughan-Hughes, non lascia spazio a personaggi ed eventi secondari, ma concentra tutta l’azione nei cinque duelli fra D’Hubert e Feraud, che in un’occasione si ritroveranno perfino in Russia, durante la disastrosa ritirata da Mosca.

La raffinata eleganza formale del film è accentuata dalla suggestiva fotografia antinaturalistica di Frank Tidy, che rievoca atmosfere alla Barry Lyndon, in una narrazione tesa e vibrante in cui non mancano le scene memorabili; una su tutte, il confronto finale tra i “duellanti” armati di pistola in mezzo alle rovine, che segnerà la definitiva conclusione della sfida fra i due uomini.

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