Giorgia Meloni, diversamente pericolosa
di Achille Occhetto
Elezioni: Occhetto, Meloni illiberale, non fascista ma diversamente pericolosa.
“Siamo dentro a una nuova fase conservatrice, a una nuova ondata reazionaria in Europa, molto diversa dal fascismo perché non c’è paragone, ma a me cosa importa? E’ diversamente pericolosa”. Così Achille Occhetto, ultimo segretario del Partito comunista, commenta con LaPresse la vittoria di Giorgia Meloni. “Il problema centrale di questa campagna elettorale è che il governo del Paese è stato preso da una coalizione guidata da un partito che sposta l’asse dell’Europa sul terreno del nazionalismo e destinato a cambiare profondamente la politica europea. Il problema di Meloni – aggiunge – non è ‘fascismo sì, fascismo no’ ma che siamo di fronte a una nuova destra europea che si è manifestata anche recentemente in Svezia, o quando sia Lega e FdI hanno sostenuto le posizioni di Orban, che è il principale teorico della democrazia illiberale”. “Il centrosinistra – ragiona Occhetto – doveva prendere atto di questo rischio illiberale e doveva unire l’anima più liberale e quella più radicale in una strategia unitaria ma non c’è riuscito”.
Elezioni: Occhetto, Pd smetta di parlare di Conte e ritrovi sua identità.
“Il Pd deve smettere di fare il dibattito Conte sì Conte no, ma deve fare un ragionamento sulla propria identità: è quello che è mancato in tutti questi anni. Io non mi sono mai iscritto al Pd perché invece di essere una sintesi di anime e principi nobili è sempre stato una fusione a freddo di apparati e il risultato lo abbiamo visto”.
E’ ingeneroso dare la colpa del risultato a Letta, che è arrivato solo un anno fa. L’incapacità del Pd è sempre stata quella di non presentarsi con la propria identità di sinistra. Bene il congresso ma se il problema è cambiare segretario, il Pd non andrà da nessuna parte”.
Per ripartire, è convinto Occhetto, non servirà un nuovo uomo al comando: è necessaria “un’operazione che non può fare solo qualcuno ma servirebbe un sussulto di consapevolezza collettiva, una discussione strategica fatta serenamente non avendo presente le nomenclature ma le idee. In pochi lo hanno capito. Se sapranno fare questo poi verranno i nomi e i leader, altrimenti ci saranno altri leader a secco che non servono a niente”, conclude.
