Gian Carlo Calidori

Gian Carlo Calidori con Gianfranco Fini
Gian Carlo Calidori con Gianfranco Fini

di Paolo Morando 

È morto Gian Carlo Calidori, stamane a Roma dove viveva. Aveva 69 anni, era da tempo malato. Racconto la storia sua, della moglie Anna Di Vittorio e del fratello di quest’ultima, Mauro (morto nella strage di Bologna), nella seconda parte del mio recente libro. A Terni, dove era nato, Gian Carlo era stato tra l’altro amico di Sergio Secci, pure morto a Bologna: suo padre Torquato fu il primo presidente dell’Associazione tra i familiari delle vittime.
Anna e Gian Carlo “inventarono” quello che oggi conosciamo come il “Giorno della Memoria”, che dal 2008 si celebra ogni anno il 9 maggio in ricordo delle vittime del terrorismo: loro in realtà ne avevano un’idea più alta, alla sudafricana, una festa di riconciliazione nazionale, ma allora l’Italia non era pronta. Oggi probabilmente ancor meno. Mossi da questo spirito, Anna e Gian Carlo intrapresero un carteggio con Francesca Mambro e Valerio Fioravanti, che si giovarono del loro “perdono”: a Mambro venne concessa nel 2008 la libertà condizionale anche in virtù di tale carteggio. Gli stessi ex Nar, qualche anno dopo, sposarono però l’ipotesi di chi sostenne che Mauro Di Vittorio era il “corriere” della bomba alla stazione.
Nel frattempo, nel 2009, Anna e Gian Carlo avevano donato ai presidenti di Camera e Senato (allora erano Fini e Schifani) un albero di melograno, offerto dall’Istituto Agrario di Roma, e una targa commemorativa di tutte le vittime dei terrorismi e delle mafie. Nelle foto, vedete Gian Carlo e Anna assieme ai due presidenti e quella targa. Quel melograno voleva simboleggiare la loro idea originaria del Giorno della Memoria: molti chicchi in una sola scorza, come unica doveva essere la legge a ricordare tutte le vittime dei terrorismi. E al tempo stesso un frutto rosso come il sangue, quello versato, e chicchi stretti l’uno all’altro, quasi a sorreggersi, come dovrebbe appunto essere una comunità nazionale.
Ho parlato con Gian Carlo per l’ultima volta appena una settimana fa, il giorno dell’uscita del libro. Era felice di poterlo stringere in mano. E io sono felice che sia stato pubblicato in tempo. Ciao caro Gian Carlo, ciao Anna, ti abbraccio. Niente commenti, solo silenzio in memoria di un uomo buono.

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