Gaetano Fiorillo
di Giuseppina Rao
Ieri sera, si è tenuto il convegno commemorativo del dottor Gaetano Fiorillo, compianto papà di un’amica di sempre Linda Fiorillo e figura pregiatissima nel quadro degli studiosi di storia locale. Due ore fitte di interventi di molti di coloro che l’hanno conosciuto e che, spesso con la voce rotta dall’emozione, hanno ricordato la levatura morale e culturale di un uomo che non ha avuto bisogno di proclami o di gesti eclatanti per lasciare incancellabile il suo ruolo di fervida memoria storica di Alife. Il leitmotiv della sua esistenza era sicuramente l’amore per il “fatto”, da ricercare con meticolosità e svelare con la precisione scientifica dello studioso che interpola i dati affinché nulla sia lasciato al caso. Ho appreso che il suo amico più fidato era un taccuino su cui annotava appunti e, probabilmente, spunti sopraggiunti nei momenti più disparati e sicuramente forieri di soluzioni brillanti ai tanti interrogativi che inevitabilmente affollano una mente così operosa.
L’amarcord, moderato sapientemente dal prof. Antonio Capriata, ha riportato gli astanti in un tempo che sembra ormai andato in cui Alife era animata da un movimento giovanile che, con buoni propositi, idee all’avanguardia e tanta voglia di fare, si era fatto promotore di un risveglio culturale della cittadina. Per noi più “giovani” presenti in sala, non minore è stata l’emozione benché non vissuta direttamente ma ugualmente sentita giacché aleggiante nel salone gremito e oltremodo contagiosa. Un momento di grande riflessione tra passato, presente e futuro che mi conduce a qualche considerazione: nel corso dei decenni accade spesso che si creino dei grandi fermenti culturali ai quali tuttavia non sopravvivano degli elementi di continuità; come se mancasse una sorta di lascito che convinca volti nuovi a continuare sul cammino iniziato proficuamente da altri; come se queste primavere culturali non riescano ad attecchire nel tessuto sociale e siano destinate a spegnersi; come se quasi esse infastidissero lo zoccolo duro dei più conservatori i quali non vedono l’ora che il fermento si plachi e tutto ritorni nell’ordinario.
Si sceglie di fare la storia, purtroppo, anche così: voltando le spalle al rinnovamento o scegliendo l’effimero, il mero apparire e l’autocelebrazione.
Il dottore Fiorillo, mente sana e autentica, ha purtroppo lasciato questo mondo ma la sua eredità culturale, oltre alle migliaia di pagine scritte sulla sua terra natale, sono, senza ombra di dubbio, lo stile umile, lontano dai riflettori, e l’imperativo non di celebrare se stesso o le proprie pubblicazioni ma di celebrare Alife, sempre, al di sopra degli inutili personalismi.
Un modello a cui tutti dovremmo guardare e dal quale tutti dovremmo prendere esempio!
