Foibe, una pulizia etnica pianificata
di Marco Vigna
Talvolta si è cercato di riportare la lunga catena d’uccisioni, sparizioni, deportazioni, incarceramenti, torture nota per brevità come “le foibe” ad una sorta di spontanea sollevazione popolare, ma anche la supposizione d’una esplosione di violenza incontrollata da parte di singoli o gruppi, in assenza di un ruolo direttivo delle organizzazioni politiche e militari dei comunisti jugoslavi, ma anche tale ipotesi è infondata. Lo storico Elio Apih, sicuramente insospettabile per biografia ed opinioni politiche di simpatie per il fascismo, ha scritto in Le foibe giuliane (Gorizia 2010) che il modo d’operare dei persecutori jugoslavi era accuratamente preordinato ed organizzato, con tecniche e procedure sorprendentemente simili a quelle utilizzate nell’Urss, ciò che faceva sospettare la presenza di agenti dello NKVD, il servizio segreto di Stalin, oppure di unità jugoslave da esso addestrate. Raoul Pupo ha confermato l’ipotesi di Apih, scrivendo che parteciparono alle purghe contro gli italiani anche gli «allievi sloveni dell’accademia Dzerzhinsky – una delle scuole di formazione dell’Nkvd sovietico».
Le modalità di esecuzione degli italiani in Venezia Giulia richiamavano difatti quelle usate dalla NKVD. Inoltre, per sua natura, la deportazione nei gulag di Tito fu eseguita in base a precise direttive e con una determinata forma organizzativa, che è quella descritta nel famigerato “manuale Cubrilovic”.
Le foibe e l’esodo furono la conseguenza di una decisione consapevole del governo jugoslavo, applicata coerentemente dall’esercito e dalla polizia. Si trattò quindi di una pulizia etnica organizzata.