Etno-nazionalismo

di Helena Janeczek

Per molti aspetti sembra persino un po’ grottesco che una come me, con gli occhi azzurri lascito probabile di un cosacco, dunque un ucraino, stupratore di una bisavola, possa passare per “filo-ucraina”.
Vale a dire che non mi sogno di negare che in Ucraina sia rimasto forte un etno-nazionalismo di cui fa parte l’antisemitismo.

Solo che non ne traggo la conclusione che i “nazisti-fascisti” siano tutti da quella parte.
In primo luogo, perché quell’etno-nazionalismo è anche l’ideologia su cui fa leva Putin, innescando una dialettica con tutte le piccole nazioni ex-sovietiche (o ex zariste) dove, per timore, come si vede, non infondato del neo-imperialismo russo quei nazionalismi si rafforzano. Incluse le Repubbliche baltiche che fanno parte della UE e hanno persino adottato l’euro, pur di rafforzare l’autonomia rispetto alla Russia.

In secondo luogo, perché sono convinta che si tratti di una società complessa e in movimento. Piena di istanze che vi convivono contemporaneamente che non rientrano nemmeno nelle mappe storiche di un paese diviso tra una parte ex-asburgica filo occidentale e una parte ex-zarista filo russa.

Ci sono porzioni del paese che vogliono una democrazia come le nostre, cosa che, del resto, è avvenuta in parti del mondo che non sono né europee né occidentali per collocazione geografica e “cultura”. Si viaggia, si migra, si impara l’inglese dai social media e dalle piattaforme. È una questione generazionale, credo anche di genere (vi ricordate le “Femen”, giusto come punta estrema di un sommerso?), di divario tra centri più moderni e zone più remote e depresse.

Come ricorda Matteo Tacconi la Russia ha avuto tutto l’interesse per spegnere o far reprimere le spinte democratiche in tanti ex stati satellite: Armenia, Georgia, Belorussia. L’ultima volta è recentissima: in Kazakistan. In Belorussia l’insurrezione è stata fortissima, sostenuta dal basso, con rivendicazioni sociali nette. Non è un paese “anti-russo”, come suggerisce il nome stesso.

Per non parlare del ruolo sporco di Putin in Siria e in Libia.

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