Ernesto Rascato: un ricordo

di Angelo d’Orsi 

Non lo conoscevo di persona, e ci siamo parlati forse una sola volta al telefono, ma c’era una sintonia profonda tra noi: i libri, la sinistra, la militanza, la compagnitudine e nel caso la “campanitudine”. Aveva contattato una comune amica di origine aversana, come lui, ma abitante al nord già dalla generazione precedente, per giungere per suo tramite a me, e propormi di andare nella sua libreria di Aversa a presentare la mia biografia gramsciana. Poi ci arrivò come uno tsunami, tra capo e collo, il Coronavirus, e la malattia Covid 19, e fu subito pandemia. Tutto fu bloccato, ma ci scambiammo qualche messaggio, in attesa di tempi migliori. Seppe che ero candidato alle Elezioni comunali a Torino e mi scrisse parole affettuose e solidali di sostegno. Travolto dagli impegni non mi feci più sentire con lui. Giunge ora traumatica la notizia della morte, e i rimpianti insieme al dolore mi assalgono. Facebook è una ben strana “comunità”; traboccante di psicopatici (e psicopatiche!), panopticon di controllo globale, ma nel contempo strumento di colleganza, di vicinanza, di organizzazione e mezzo di informazione alternativo ai media mainstream, con il rischio perenne di diventare mainstream a sua volta. Ho fatto conoscenze preziose, ho creato rapporti duraturi, e ho avuto grandi delusioni, ho subito ingiurie, provocazioni, inganni, e tentativi di vere e proprie truffe.
Con Ernesto Rascato purtroppo non spezzai il pane, non condivisi la mensa, non brindammo alla vita e alla rivoluzione, non sfogliammo libri uno accanto all’altro, come avremmo entrambi desiderato, tra gli scaffali della sua bottega libraria. Tra morti fasulle (e grottesche resurrezioni!) annunciate su queste pagine virtuali, purtroppo quella di Ernesto è terribilmente autentica. Ancora rimpiango, fra gli altri, Pasquale Indulgenza, compagno professore di Imperia, che ebbi almeno il piacere di incontrare, sempre grazie a Gramsci. Il detto “Sono sempre i migliori che se ne vanno”, sembra tragicamente vero. E comunque ci si sente in colpa davanti alle morti altrui, specie quando di tratta di persone che hanno la tua età o sono persino più giovani di te.
Caro Ernesto, la presentazione del mio libro è rinviata sine die. Forse, mi auguro, verrò comunque ad Aversa, sperando di trovare ancora la tua Libreria, e di brindare al tuo ricordo, con affetto, tra una lacrima e un sorriso, di chi ti ha voluto, ti vuole e ti vorrà bene.

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