Eric Fottorino
di Federico Smidile
Eric Fottorino, dix-sept ans
Tre anni e 5 mesi esatti ci sono voluti. È così difficile? Sì, ma non per la lingua. Uno stile semplice e diretto, con frasi brevi e nette, aiuta la comprensione del senso. Meno importante capire tutto alla lettera. La difficoltà sta nel dolore insopportabile, in quel sens de rejet, d’etre comme un jouet abandonné, che pervade ogni riga. Lina, la mamma di Eric, lo ha avuto a 17 anni, e ha dovuto lottare per tenerlo, nonostante la ferocia di una nonna crudele. Ma a 18 anni, nel 1961, Lina ha avuto una figlia, e stavolta non ha potuto nulla. Di questa sorellina non sappiamo nulla, se non che ha lasciato un vuoto infinito nella petit maman (mammina. Basta questa parola a scatenare in me un pianto irrefrenabile). Ora, 2016 Lina ne ha parlato ed è iniziata una disperata e struggente ricerca del tempo e dell’amore perduto tra Nizza, Bordeaux, la campagna. E durante il viaggio compaiono Camus, Boris Vian, Léo Ferrer, gli anni 60, la génération désenchantée et douloureuse. Un libro che sarebbe bello fosse tradotto. Un libro che ti fa bene grazie al fiume di lacrime che provoca.
