Emil Cioran: l’immane peso del futuro

di Laureto Rodoni

Il 19 marzo (1970) Cioran ha scritto solo due annotazioni nei Quaderni. Ripropongo integralmente il post pubblicato nell’ambito del mio commento a tutte le annotazioni con l’originale in francese e la traduzione in romeno.

• ‘Sillabe’ (1) – da proporre come titolo per una rivista.

• Una cosa perde ogni realtà non appena si realizza (2). L’immane peso del futuro (3). Un evento che si delinea, che si attende o si teme è qualcosa di gigantesco; non appena accade perde la sua magia o il suo terrore.
Sono cose ovvie, ma di una ovvietà capitale. Bisognerebbe poter reagire al futuro con il distacco che si ha di fronte al passato (4), raggiungere un’onniscienza disillusa, fare insomma meglio dei morti (5).

◾️1. – Cioran, “teorico dell’a-letteratura” (Claude Mauriac) si riferisce forse a un passo de ‘La tentazione di esistere’, p. 72: “Fantastico […] di un pensiero acido che si insinui nelle cose per disgregarle, perforarle, attraversarle, di un libro le cui sillabe, attaccando la carta, sopprimano letteratura e lettori, di un libro che, carnevale e apocalisse delle Lettere, sia un ultimatum alla pestilenza del Verbo.”
◾️2. – Cfr. l’annotazione del 13 febbraio 1967: “Proprio fra le persone cosiddette non realizzate ho trovato gli esemplari umani più interessanti, mentre gli altri, quelli che agli occhi dell’uomo medio sono arrivati, non erano che pure nullità. Loro che si erano ‘realizzati’ mancavano per l’appunto di ‘realtà’.” Inoltre: 18 marzo 1967: “Sarebbe comunque troppo bello che una esistenza si realizzasse, quando invece ESISTE unicamente in quanto non si realizza.” Inoltre: 26 settembre 1970: “Una cosa che si è realizzata non presenta più alcun interesse, a meno che non si presti a sviluppi tragici. In altri termini, ogni avvenimento non infelice perde rapidamente il suo carattere di avvenimento. (Oppure: soltanto la sventura trasforma un fatto in avvenimento. Se la Memoria, e quindi la Storia, dovesse lanciare il suo estremo messaggio, lo formulerebbe così: ‘Guai all’avvenimento che non sia funesto! Si concluderà senza lasciare traccia!’)” – 22 maggio 1971: “Ogni realizzazione è un vicolo cieco, nella vita come nell’arte. In ogni cosa, bisogna lasciare uno spiraglio al futuro attraverso l’incompiuto.”
◾️3. – Cfr. l’annotazione del 30 maggio 1961: “Ho una percezione così diretta dei disastri che ci riserva il futuro, che mi chiedo dove io trovi ancora la forza di affrontare il presente.” Inoltre: 20 maggio 1961: “La nostalgia e l’ansia – a questo si riduce la mia ‘anima’. Due condizioni a cui corrispondono due baratri: il passato e il futuro. Fra i due, appena un po’ d’aria per poter respirare, appena un po’ di spazio in cui stare.”
◾️ 4. – Cfr. l’annotazione del 1° febbraio 1963: “Per il futuro ho deciso di sottrarmi a tutto, di fare il vuoto intorno a me, di vivere a Parigi come se non ci fossi.” Inoltre: 9 gennaio 1970: “Né apertura né gioia che venga dal passato: solo dal presente, e da un futuro emancipato dal tempo.”
◾️ 5. – Cfr. l’annotazione del 29 luglio 1967: “Un po’ di distacco è tutto ciò che oso sperare. Sono un cadavere tremante.”

§

• ‘Syllabes’ – à proposer comme titre de revue.

• Une chose perd toute réalité, dès qu’elle se réalise. L’immense poids du futur. Un événement qui se dessine, qu’on attend ou redoute, c’est un univers; dès qu’il survient, il perd sa magie ou sa terreur.
Tout cela est évident mais c’est là une évidence capitale. Il faudrait pouvoir réagir à l’égard de l’avenir avec le détachement qu’on a vis-à-vis du passé, attendre à une omniscience désabusée, faire en somme mieux que les morts.

• ‘Syllabes’ – de propus ca titlu de revistă.

• Un lucru îşi pierde orice realitate de îndată ce se realizează. Imensa presiune a viitorului. Un eveniment care se prefigurează, pe care-l aşteptăm sau de care ne temem este un univers; de îndată ce se petrece, îşi pierde capacitatea de a fascina sau de a îngrozi.
Toate acestea sunt truisme, însă truisme capitale. Ar trebui să putem reacţiona faţă de viitor cu detaşarea pe care o avem faţă de trecut, să dobândim o atotştiinţă fără iluzii, pe scurt să-i întrecem pe morţi.

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