Eleonora d’Aquitania, la signora dei trovatori

di Valentina Falanga
La Francia tra la fine dell’anno Mille e l’inizio del 1200 era divisa in una serie di ducati indipendenti tra loro. Alcuni di questi erano la Borgogna, la Normandia, la Bretagna, fino ad arrivare a quello d’Aquitania. Ed è proprio in quest’ultimo che si svolge parte della nostra storia.
Eleonora nacque nel 1122 nella città di Bordeaux, in Aquitania, e fu tra le donne più influenti del suo tempo. Amante della cultura e delle arti, ella stessa fu poetessa, accogliendo alla sua corte trovatori provenzali. Del resto, Eleonora era la nipote del primo trovatore, Guglielmo di Poitiers.
La sua raffinata corte l’accompagnò sempre, anche dopo la rottura del primo matrimonio con Luigi VII e il successivo con Enrico II Plantageneto, re di Inghilterra. Il suo arrivo a Parigi non fu tra i più felici, i membri della corte parigina la osteggiarono in ogni modo: la regina era ritenuta scandalosa, libertina e criticata per ogni cosa.
I gioielli e gli abiti che indossava erano ritenuti troppo sfarzosi e quindi ciò faceva di Eleonora una regina troppo vanitosa. Come se tutto ciò non bastasse, il suo seguito fatto di trovatori e letterati infastidiva la corte parigina più austera e meno raffinata a livello culturale di quella d’Aquitania. Perché il seguito di Eleonora era ritenuto così scandaloso?
La poesia e l’amor cortese delle liriche trobadoriche esaltavano un tipo d’amore e di rapporto uomo-donna che fino a quel momento non era usuale. L’immagine tipica era una donna remissiva e sottomessa al marito ed usanza comune erano i matrimoni combinati, fatti per non disperdere terre e ricchezze. La poesia cortese ribalta questi ruoli prestabiliti. Ora è l’uomo ad essere sottomesso alla donna che ama, la figura del cavaliere che si batte per l’onore cede il passo al cavalier servente, che fa di tutto per guadagnarsi le attenzioni di una dama.
Tornei e giostre sono vinti in nome di dame che regalano fazzoletti con i loro colori e che i cavalieri legano alle loro lance e lasciano sventolare in segno di devozione. Ovviamente la signora d’Aquitania era inconsapevole che l’eco della sua corte, anche ben dopo la sua morte, sarebbe stata capace di creare fiumi e fiumi di letteratura. Inoltre, è realistico pensare che la poetica del Dolce Stil Novo italiano, il cui campione è Dante Alighieri, affondi proprio le sue radici nelle liriche provenzali del XII secolo.
Lo scandalo non si esauriva con le critiche alla corte di Eleonora.
Accade un altro episodio, questa volta messo in atto dalla sorella minore di Eleonora, Petronilla. La giovane aveva quindici anni e perse letteralmente la testa per Rodolfo di Vermadois, che ne aveva cinquanta. Eleonora incentivò la sorella nel suo sentimento e ben presto Rodolfo ripudiò la moglie e il re Luigi VII convinse tre arcivescovi ad annullare il matrimonio, ma papa Innocenzo II scomunicò i tre arcivescovi e la novella coppia.
Nel 1142 tutto ciò scatenò una guerra tra Tibaldo, fratello della moglie ripudiata, e Rodolfo, che venne appoggiato dal re, motivo per cui la coppia reale venne scomunicata. Eleonora a questo punto decise che era venuto il momento di consultare Bernardo di Chiaravalle, potente abate dell’ordine cistercense, il quale aveva avuto un peso notevole nell’elezione di Innocenzo II. Grazie all’influenza del monaco le scomuniche vennero ritirate. Eleonora si sdebitò con Bernardo promuovendo una crociata nel 1147. Era la seconda crociata, ma si rivelò un fallimento e i sovrani, quando tornarono dalla Terra Santa, erano in crisi, che si concluse con l’annullamento del matrimonio. Nel 1152 gli arcivescovi di Bordeaux, Reims e Rouen dichiararono l’unione nulla per consanguineità di quarto grado perché entrambi discendevano da Roberto II di Francia.
Eleonora al momento dell’annullamento del matrimonio aveva trent’anni e solo due mesi dopo sposò Enrico conte di Angiò e duca di Normandia, di undici anni più giovane di lei e futuro re d’Inghilterra. Eleonora divenne regina d’Inghilterra. All’epoca I possedimenti inglesi si estendevano anche sulla terra ferma, comprendendo la Normandia, l’Aquitania, la Guascogna e la Bretagna. Tutto ciò ben presto divenne un problema perché Enrico II era re in patria, ma anche vassallo di Luigi VII, re di Francia. Tale cavillo generò un mostro giuridico che scoppiò nella cosiddetta “Guerra dei Cent’Anni”, che si concluse con la vittoria francese.
Eleonora sopravvisse al secondo marito, campò oltre gli ottant’anni, superando ben dieci gravidanze. Fu infaticabile come quando dovette affrontare il vuoto di potere che si creò a seguito della falsa morte del re, divulgata da suo figlio Giovanni Senzaterra. Quest’ultimo era fratello di Riccardo Cuor di Leone, sestogenito di Eleonora e di Enrico II, assente sul trono inglese perché impegnato nella terza crociata. Oppure quando già molto anziana si recò in Castiglia per scortare personalmente la nipote Bianca, da far sposare a Luigi VIII di Francia affinché le dispute territoriali venissero appianate definitivamente.
Eleonora, come si legge nel libro “Eleonora d’Aquitania e il suo tempo”, di G. Ravegnani e D. Di Francesco sarà sempre ricordata come la regina dei trovatori, colei che ha segnato la svolta tra Alto e Basso Medioevo, cancellando l’odiosa espressione dei “Secoli bui”.