Dove va la Storia?
di Agostino Giovagnoli
Care socie e cari soci,
anch’io ritengo un errore il comunicato della presidenza e del direttivo Sissco, da cui mi dissocio. Mi dispiace molto scriverlo, anche per l’amicizia che mi lega alla presidente e ai membri del direttivo, ma sono costretto a ricordare una regola ovvia: non spetta a loro prendere una posizione politica e storiografica unica a nome di tutti i soci, ognuno dei quali ha idee diverse sia in campo politico che storiografico.
Si pensa che questa guerra è diversa da tutte le altre e che ciò autorizza a infrangere le regole? Nel caso, bisogna quantomeno aprire un dibattito fra i soci e solo al termine elaborare una posizione comune. Le molte adesioni espresse a posteriori non sostituiscono questo dibattito, viziato in questo caso da una iniziale presa di posizione di “vertice” (ringrazio Bruti Liberati che in modo pacato ha cercato di riportare la discussione sui giusti binari).
Se questo dibattito ci fosse stato avrei spiegato il mio dissenso politico. Non condivido un cieco odio anti-russo di queste ore (vedi bando di Dostoevskij dalla Bicocca) e considero pericolosissimo quello anti-Putin (di cui si deve condannare l’azione senza se e senza ma): se ci sta davvero a cuore la sorte degli Ucraini, nell’immediato “dobbiamo” sperare che Putin cambi idea (ovviamente, usando tutti i mezzi possibili per fargliela cambiare) e faccia finire la guerra al più presto.
Sono inoltre ovviamente consapevole come tutti dell’eccezionale gravità di questo momento, ma non condivido l’idea che questa guerra sia un caso unico, perchè diversa e più importante di tutte le altre. Considero questa idea ingenua sotto il profilo storico. Sappiamo tutti che la storia è fatta di continuità e di discontinuità, di piccole rotture che preparano grandi tragedie, che la guerra in Ucraina nasce da molti errori fatti dopo il 1989, come la gestione a dir poco sconsiderata dei rapporti Nato-Russia e quello macroscopico di aver assistito con totale indifferenza alla guerra in Siria, evidentemente considerata “poco importante”: peccato però che sia stata decisiva per convincere Putin ad invadere l’ Ucraina.
E’ ovvio che si possa fare storia del tempo presente, come ha fatto Tucidide. Non è affatto ovvio pretendere di sapere dove va la Storia (come facevano i comunisti di una volta e come fa Putin). Io sono tra quelli che non sadove va la Storia. Proprio per questo considero preziosissimo un dibattito storiografico vero, alla pari, soprattutto in situazioni come questa, un dibattito in cui si esprimano posizioni diverse e soprattutto da cui emergono tasselli diversi della verità storica. La via della pace, infatti, passa anche attraverso la coscienza condivisa della complessità della realtà storica e gli storici sono (dovrebbero) essere maestri nel ricordare tale complessità.
Cordiali saluti
Agostino Giovagnoli
