Domani è festa a San Vincenzo al Volturno
di Franco Valente
DOMANI E’ LA FESTA DI S. VINCENZO AL VOLTURNO, IL SANTO DI SARAGOZZA.
Domani ne parlerò.
Stasera faccio una digressione…
CONTAMINAZIONI ARAGONESI.
IL SEGNO DI CAMILLO PANDONE A S. VINCENZO AL VOLTURNO
Nell’edizione del Federici del Chronicon Vulturnense è catalogata come “Documento n. 208” una nota apografa (ovvero copiata da un originale scomparso) probabilmente del XVI secolo. Vi si legge: “Tempore Ferdinandi regis cuidam Camillo Pandono consiliario regio fuerunt vendita ab ipso rege Ferdinando etc…”
Nella nota si riferisce che re Ferdinando d’Aragona vendeva a Camillo Pandone, consigliere del re, i castelli di S. Vincenzo, Scapoli, Castiglione, Pizzone, Castelnuovo, Rocchetta, Colli, Cerro e altre terre dell’Abbazia di S. Vincenzo, già devolute alla Curia Regia, per seimila ducati di argento.
Si chiudeva così ufficialmente una vertenza che era cominciata qualche decennio prima quando Francesco Pandone (nonno di Camillo) aveva rafforzato il suo potere allargandosi anche nelle terre di S. Vincenzo al Volturno dove aveva usurpato all’abbazia i territori di Fornelli, Valle Porcina, Scapoli, Castelnuovo, Pizzone, Colli, Rocchetta, Baccarizia, Laiannini, San Vincenzo e Castellone, chiedendo all’abate commendatario Giovanni de Conti di regolarizzare il rapporto. Alle minacce di scomunica di papa Eugenio IV, Francesco aveva restituito le terre usurpate. Nel 1451, però, papa Niccolò V avrebbe poi autorizzato la concessione di quei territori per il canone annuo di 80 fiorini d’oro.
Dall’apografo del Chronicon in qualche modo sembra poter capire che all’epoca di Ferdinando d’Aragona (re di Napoli dal 1458 al 1494) Camillo abbia risolto definitivamente la questione approfittando della circostanza che quei beni erano stati assunti dalla Curia Regia e, quindi, sottratti alla disponibilità dell’Abbazia.
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Egli ebbe una vita sotto certi aspetti avventurosa, ma fu soprattutto un ambasciatore accreditato in tutta l’Europa dell’epoca, svolgendo missioni importanti dopo essersi formato, meno che ventenne, alla corte di Federico di Montefeltro duca di Urbino.
Ma fu famoso soprattutto per le sue missioni all’estero. In particolare in Francia, dove peraltro si recò nel 1488 per donare al re di Francia “cavagli et mule”.
Ancora più importanti le missioni a Costantinopoli, in Turchia, per consolidare i buoni rapporti con il sultano perché concedesse 6.000 soldati e 6.000 cavalli da utilizzare nel regno di Napoli per rafforzare le difese contro i Francesi.
Il 17 novembre 1494 lo vediamo entrare trionfalmente a Napoli insieme all’ambasciatore di Turchia.
“Ogie che sono li XVII de noviembro 1494 sopraditto anno, intrao in la cità de Napole lo inbasciatore de Turche, che fo de lunedì a sera, alle XXII ore; Et con isso inbasciatore venne lo sig. Camillo Pannone, gintilomo de Capoana, lo quale era stato imbasciatore in Torchia per parte del sig. re Alfonso….” (Cronaca napoletana figurata del Quattrocento. Cod. 801. Pierpont Morgan Library. New York).
Spesso costretto a limitare le sue attività di ambasciatore perché frequentemente malato, nel 1495 fu tuttavia a capo di una spedizione militare in Puglia, dove fu ucciso da un contadino nei pressi di Mesagne.
Non sappiamo quali opere abbia materialmente fatto fare nelle terre di S. Vincenzo. Molte furono edificate dal figlio Federico, ma probabilmente alla sua volontà può essere ricondotta la costruzione (o forse la ricostruzione) di quell’edificio che oggi chiamiamo Palazzo Abbadiale, ma che probabilmente fu una villa di campagna di Camillo nell’ambito delle terre che aveva definitivamente acquistato dalla Curia regia.
Rimangono i segni del marchio aragonese nel portale che ancora sopravvive nel palazzo quattrocentesco dove sono sovrapposti due stemmi gemelli della famiglia Pandone.
Si tratta di un accoppiamento araldico abbastanza inconsueto che farebbe pensare a una sistemazione piuttosto recente dei due blasoni, ma così non è.
Ne abbiamo conferma da una rarissima immagine fatta nel 1929 in occasione della visita di Idelfonso Schuster venuto a S. Vincenzo alla vigilia del suo insediamento come cardinale nella Diocesi di Milano. Vi si vedono chiaramente i due stemmi sovrapposti al portale catalano.
( http://www.francovalente.it/…/85-anni-fa-ildefonso…/ )


