Documenti farlocchi
di Massimiliano Griner
La cosiddetta “lista spese” sostenuta dal Vaticano per tenere sequestrata Emanuela Orlandi, e farla tumulare, rilanciata dopo cinque anni dal discutibile documentario “Vatican Girl”, è una delle più colossali patacche contemporanee.
Chiunque abbia un po’ di consuetudine con gli archivi, non dico quello segreto di sua Santità, ma anche quello del proprio condominio, se ne accorge immediatamente, anche se concedo che porta molto più lontano far finta di credere che sia vero.
Bisogna però ammettere che se è stato confezionato in modo balordo, conteneva interessanti suggestioni.
Una per tutte, l’onorario per la ginecologa Leasley [sic, ma Lesley] Reagan, una dottoressa inglese che nel frattempo ha fatto strada (i suoi libri su come affrontare la gravidanza sono tradotti anche in italiano).
Per cos’altro sarebbe stata chiamata l’allora trentenne medico se non per sgravare la Orlandi da una gravidanza indesiderata, a maggior ragione se l’onorario non è neanche riportato?
Ovviamente per il falsari citare nomi e circostanze è pericoloso. Senza, il documento non ha valore. Ma inserendoli, si rischia di essere facilmente smascherati.
Rimane però la domanda. Qual era il vero scopo di questo falso? La risposta è molto semplice. Si tratta della classica polpetta avvelenata. In quel momento si era in pieno watileaks, lo scandalo seguito alla fuga di notizie che il Vaticano avrebbe desiderato, a mio parere con pieno diritto, tener segreto.
Consegnare a un giornalista una simile patacca aveva il chiaro obiettivo di screditare, insieme alle false informazioni su Emanuela Orlandi, anche le notizie vere che stavano filtrando dalle segrete stanze.
