Democrazie genocidarie

di Elena Fabrizio

Forse non è chiara la potenza delle parole e del gesto di Francesco, e sbaglia clamorosamente chi le strumentalizza per relegare le atrocità commesse nell’ambito della patologia di una chiesa cattolica ipocrita e deviata.
Il genocidio è un fenomeno del colonialismo capitalista e razzista, che ha coinvolto non solo le chiese ma soprattutto i governi liberali e democratici. Governi di “democrazie genocidarie”, come le definisce Leonardo Pegoraro, autore di un libro molto importante, “I dannati senza terra. I genocidi dei popoli indigeni in Nord America e in Australasia” (Meltemi 2019), nel quale sviluppa il campo di applicabilità storica e giuridica della definizione di Lemkin e della Convenzione Onu sul genocidio.

Politiche genocidarie sono azioni tanto di distruzione fisica diretta, quanto di distruzione culturale e biologica. Le due cose vanno insieme. Le scuole residenziali canadesi rappresentano solo una parte delle politiche di assimilazione coatta, dove i nativi (circa 150000) furono deportati sull’esempio del modello statunitense (dalla metà dell’800 fino agli anni ’90 del secolo scorso!).

Politiche genocidarie sono quindi quelle di “spidocchiamento” condotte contro i nativi nord americani, “razza esecrabile”, a suon di fucilazioni, scotennamenti, sbranamenti di cani, diffusione del vaiolo, spostamenti forzati, marce della morte, pratiche eugenetiche; e poi allo stesso modo contro i nativi in Canada, in Australia, Nuova Zelanda, Nuova Guinea.
Stesse politiche, stessi governi, bianchi e democratici, fino ai nostri giorni.

Il libro di Pegoraro si sarebbe potuto intitolare “Fondamenti liberali del colonialismo genocidario o delle origini anglo-americane del Terzo Reich e oltre”, perché documenta una prossimità e una continuità tra colonialismo liberale, europeo e americano, e totalitarismo nazi-fascista che hanno dell’incredibile solo per chi si rifiuta di conoscerle.

Leonardo Pegoraro non a caso è stato allievo di Domenico Losurdo, sicuramente il più grande marxista anticolonialista, il quale spesso ripeteva con ironico rammarico rivolto agli ottusi che bisognerebbe riscrivere la storia contro il revisionismo storico in molti sensi. Innanzi tutto attraverso le pratiche dell’esclusione e della discriminazione delle “democrazie dei signori bianchi e proprietari” e delle conseguenti lotte per l’emancipazione intraprese lungo il filo rosso che dalla rivoluzione francese passa per la rivoluzione haitiana degli schiavi per giungere alla rivoluzione d’ottobre. Fare a meno di questa tradizione significa promuovere nuove forme di de-emancipazione, come è sotto gli occhi di tutti.

Questo libro è un contributo in tal senso, al quale Francesco con la sua sincera richiesta di riconciliazione, possibile solo sulla base della verità, ha aggiunto una pagina di straordinario valore.
I vergognosi silenzi della comunità bianca liberale, ma anche i sospetti dei laicisti anticlericali o dei tradizionalisti cattolici che avversano questo papa, rappresentano invece il lato regressivo della storia.

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