Delio Cantimori e le intermittenze della memoria

di Nicola D’Elia

Delio Cantimori è una figura controversa che ha suscitato accesi dibattiti e anche aspre polemiche. Coloro che si ergono a difensori della sua memoria contro quegli interpreti che, a loro giudizio, intenderebbero processare Cantimori per i suoi trascorsi politici nel regime fascista, spesso si appellano a testimonianze autobiografiche che lo stesso studioso romagnolo ha rilasciato a posteriori intorno al proprio passato. Che tali reminiscenze debbano essere accolte con estrema cautela lo dimostra la descrizione che egli fece a distanza di oltre vent’anni di un importante evento a cui aveva partecipato personalmente: il Congresso Internazionale di Scienze Storiche svoltosi a Zurigo dal 28 agosto al 4 settembre 1938.

Alle giornate zurighesi Cantimori tornò con la memoria nella prefazione all’edizione italiana del volume di Gerhard Ritter, noto storico dell’università di Friburgo, sull’opposizione tedesca al nazismo (cfr. G. Ritter, Carl Goerdeler und die deutsche Widerstandsbewegung, Deutsche Verlags-Anstalt, Stuttgart 1954, ed. it. I cospiratori del 20 luglio 1944. Carl Goerdeler e l’opposizione antinazista, a cura di E. Collotti, prefazione di D. Cantimori, Einaudi, Torino 1960). Tracciando il profilo dell’autore, che aveva conosciuto proprio al convegno, Cantimori così scriveva: “Al congresso internazionale di scienze storiche del 1938, che si svolse a Zurigo nell’autunno di quell’anno, era incombente ancora sugli animi dei congressisti il ricordo della crisi di Monaco, e mentre in Italia si annunciavano le leggi razziste (la notizia della espulsione dalle università italiane dei professori ebrei giunse proprio durante i lavori del congresso), Gerhard Ritter svolse una importante e bella relazione su Martin Lutero: e capitò uno di quei casi un po’ strani che poi si possono raccontare agli studenti dei primi anni, per avvertirli che non bisogna essere troppo semplici, neppure nel giudicare quegli innocenti contrasti che occupano le menti degli studiosi di storia. Dopo aver ascoltato la sua relazione, vari studiosi, qualche italiano, francesi, qualche inglese, svizzeri, polacchi, ostentavano orrore: un Lutero nazionalsocialista, quello proposto dal Ritter! […] Nel pomeriggio o nella mattinata seguente, qualche giovine storico nazionalsocialista prese la parola sulla relazione Ritter; e fu divertente vedere le facce dei critici del giorno o della mattina prima: i nazionalsocialisti aggredivano Ritter, per aver presentato un Lutero non veramente tedesco, non antisemita, non precursore di Hitler, troppo cristiano, e così via…” (citazione tratta da D. Cantimori, Il furibondo cavallo ideologico. Scritti sul Novecento, a cura di F. Torchiani, Quodlibet, Macerata 2019, pp. 115-116).

I ricordi di Cantimori sono in larga parte imprecisi, se si eccettua quello relativo alla notizia del primo decreto razzista del regime fascista, approvato dal Consiglio dei ministri del 2-3 settembre, che escludeva gli ebrei dal mondo dell’educazione. Che i partecipanti al congresso ne siano venuti a conoscenza trova riscontro nella testimonianza resa successivamente dallo storico svizzero Edgar Bonjour, anch’egli presente ai lavori, a Karl Dietrich Erdmann (cfr. K. D. Erdmann, Die Ökumene der Historiker. Geschichte der Internationalen Historikerkongresse und des Comité International des Sciences Historiques, Vandenhoeck & Ruprecht, Göttingen 1987, p. 244). Per il resto, il convegno non si tenne in autunno, bensì alla fine dell’estate, e precedette il summit di Monaco, che ebbe luogo negli ultimi giorni di settembre. Ma deve soprattutto rilevarsi che Cantimori riferisce in modo del tutto distorto la vicenda che vide protagonista Ritter.

Infatti, questi non tenne alcuna relazione a Zurigo perché la sua richiesta in tal senso fu respinta dal Comitato degli storici tedeschi. Intervenne solo come discussant sulla relazione di Otto Scheel, professore a Kiel e studioso della Riforma, che aveva per tema Der Volksgedanke bei Luther. Scheel dava un’interpretazione in chiave politica del pensiero di Lutero attribuendogli la giustificazione, in determinate circostanze, della rottura rivoluzionaria dell’ordine costituito per mano di un eroe salvifico. L’allusione di Scheel era abbastanza evidente e suscitò la reazione di Ritter, il quale prese la parola per sostenere che il messaggio di Lutero era da intendere in una prospettiva esclusivamente religiosa e per sottrarre la figura del riformatore tedesco a una strumentalizzazione in senso nazionalistico (cfr. Bulletin of the International Committee of Historical Sciences, Vol. XI, Les Presses Universitaires de France, Paris 1939, pp. 360-361).

Le parole di Ritter provocarono l’irritazione di Walter Frank, lo storico nazionalsocialista che guidava il Reichsinstitut für Geschichte des neuen Deutschlands. Frank, il quale aveva tentato invano di impedire la partecipazione di Ritter al congresso, inviò una nota al Reichsministerium für Wissenschaft, Erziehung und Volksbildung in cui accusava l’accademico di Friburgo di aver tenuto un comportamento pregiudizievole per il Reich. Le conseguenze della polemica di Zurigo non furono lievi per Ritter: il regime nazionalsocialista gli vietò di tenere conferenze all’estero (cfr. Erdmann, Die Ökumene der Historiker, cit., pp. 235-236).

Questi dunque i fatti, sensibilmente diversi da come li ricordava Cantimori. Non sorprende che Ritter, appena letta la prefazione all’edizione italiana del suo libro, abbia scritto all’autore – in data 24 novembre 1960 – per esprimere una serie di riserve critiche, precisando che era intervenuto al congresso solo nella discussione sulla relazione di Scheel, il quale aveva presentato Lutero come una specie di precursore di Hitler, e che la sua presa di posizione contraria gli aveva procurato il fragoroso applauso dell’assemblea.

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