Crisi di Governo

di Ida Dominijanni

E’ facile e disonesto dare la croce della crisi di governo ai 5S. I quali hanno sì innescato la miccia, dopo aver preso sberle di ogni genere come se non fossero destinati a fare altro. Ma la miccia si spegne, se sotto non c’è materia pronta a prendere fuoco. E la materia vera della crisi del governo Draghi non è Conte. E’ il cambiamento radicale del quadro e dell’agenda rispetto a quelli in base ai quali Draghi venne nominato da Mattarella. Allora si trattava di governare l’erogazione dei fondi del Pnrr (“quest’anno i soldi si danno, non si chiedono”, annunciò Draghi), una iniezione di liquidità che l’Italia non si sarebbe mai sognata di avere prima che la pandemia allentasse i cordoni della borsa europea. E di fronteggiare il covid con una campagna vaccinale efficiente, accelerando l’agognato “ritorno alla normalità” (economica). Ma il diavolo, cioè l’imprevisto che nella storia non va mai sottovalutato, ci ha messo la coda, con una guerra inattesa e tragica, la pandemia che non demorde, una crisi energetica mai vista prima, una emergenza climatica annunciata e sottovalutata, un’inflazione che galoppa e oltre a impoverirci di ora in ora capovolge i presupposti fondamentali della stessa politica monetaria condotta per anni da Draghi alla Bce. E’ bizzarro che questo radicale cambiamento del quadro interno e internazionale, con tutti i conflitti asperrimi che porta e porterà con sé, entri così poco nella chiacchiera mediatica sulla crisi di governo. Continuiamo pure a guardarla come fosse il solito teatrino di attori mediocri: stavolta non è così. Dietro la mediocrità degli attori ci sono processi enormi, che nessuno, io temo, ha né l’altezza né la volontà di gestire.

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