Considerazioni sulla Russia
di Marco Vigna
La Russia è per dimensioni il più esteso paese del mondo ed è sicuramente la seconda potenza militare mondiale, dopo gli Usa. Anche se la sua economia rimane inferiore a quella dell’Italia, essa ha un enorme potenziale inespresso grazie alle sue risorse naturali.
La federazione, con le dimensioni di un continente, comprende sia popolazioni europee, principalmente i veri russi, sia asiatiche. Anche geograficamente essa appartiene ad aree differenti, quindi ha interessi diversi.
I contrasti con paesi europei sono ben conosciuti in Europa, ma che non deve far dimenticare che la Russia si è allargata quasi sempre ad est e che mezzo secolo fa la Cina, allora lontanissima dalla potenza economica attuale, rifiutò la legittimità delle frontiere con l’Urss, risalenti alla colonizzazione ottocentesca degli zar.
La presenza di Putin al governo è di scarso rilievo nella valutazione del paese, esattamente come per ogni altro paese, anzi civiltà, è sbagliato ricorrere ad un’identificazione fra il suo vertice politico temporaneo e la nazione, con la sua cultura e la sua storia. Anzitutto, il suo partito ha la maggioranza relativa nel paese ed i principali oppositori sono i comunisti e gli ultranazionalisti di Zhirinovski, rispetto ai quali il partito di Putin è moderato. Inoltre lo stato profondo, formato dai funzionari del gigantesco stato, dall’esercito, dai servizi segreti, garantiscono stabilità nelle politiche strutturali della Russia. Il forte nazionalismo russo e la stessa geopolitica infine rendono impossibile pensare ad un mutamento radicale del paese. Putin, esattamente come un Alessandro I, è soltanto un epifenomeno.
In breve, la Russia è una grande potenza sospesa fra Europa ed Asia, tanto che l’ideologia dominante attuale è l’eurasiatismo. E’ irrealistico pensare sia d’annientarla, sia di stravolgerne l’identità.
Ciò che l’Europa avrebbe dovuto proporsi sarebbe stato di cercarne l’amicizia stabilendo una collaborazione vantaggiosa per entrambi, ciò che avrebbe garantito sia stabilità (anche pace) nell’Europa orientale, sia un generale rafforzamento della Ue a livello economico e diplomatico.
Invece, gli stati europei si sono accodati alla politica degli Usa, intenzionati ad espandere il loro impero, assecondando un’espansione della Nato ad est che non solo era contraria ad impegni presi con Gorbaciov, ma assieme inutile e pericolosa: inutile, perché non vi era alcuna minaccia da oriente nel momento in cui avvenne; pericolosa, perché (è sufficiente conoscere la storia per capirlo) la reazione russa sarebbe stata infine inevitabile, per la percezione di minaccia.
L’esito finale, umanamente quindi certo non definitivo, di una politica ultradecennale sbagliata sarà quello di spingere la Russia all’alleanza con la Cina, con tutte le conseguenze del caso, mentre invece era possibile avere la sua amicizia, senza per questo sacrificare niente e nessuno, soltanto garantendo a Mosca sicurezza alle sue frontiere, normali relazioni commerciali, non da ultimo rispetto per la Russia come stato e come civiltà.
Le misure dissennate prese contro incolpevoli intellettuali e studenti russi, addirittura contro la cultura russa in quanto tale, in un clima d’isteria collettiva, sono il degno (indegno) coronamento d’una lunga catena di decisioni erronee, frutto di un misto incredibile d’ignoranza della storia, arroganza nella convinzione d’essere invincibili, fanatismo ideologico.
In qualunque modo finisca il conflitto ucraino, l’Europa ha già perso, perché ha perso la possibilità d’avere una Russia amica.