C’è chi si ammanta di una presunta superiorità morale e civile rispetto al resto dell’umanità

di Marco Vigna

Esiste una stravagante categoria di persone che proclama ritualmente da anni ed anni la sua superiorità morale e civile sul resto dell’umanità, si ignora esattamente sulla base di quali criteri oggettivi.
Questi autoproclamati superiori assai spesso asseriscono, gonfiando il petto, alzando la voce ed elevando il dito accusatore, che bisogna avere fiducia della magistratura e che le sentenze non si commentano ma si accettano.
Questi stessi signori & signore, dall’alto della loro incommensurabile nobiltà d’animo e superiorità civile, morale, intellettuale, spirituale e quant’altro, a questa perentoria enunciazione di principio, che applicata alla lettera renderebbe la magistratura un organo presunto infallibile, anziché fallibile come ogni umana istituzione, fanno seguire un andazzo contraddittorio.
Se viene appena indagato un loro avversario politico, anche con l’accusa più insignificante, allora egli diviene subito “colpevole”, nonostante la presunzione d’innocenza stabilita dalla legge. Non si attende l’ultimo grado di giudizio, come prevede il legislatore: egli è subito colpevole, a priori ed a prescindere.
Addirittura, se dopo un lungo ed estenuante processo, l’avversario politico viene assolto, egli per gli autoproclamati superiori è comunque colpevole, in contrasto alla sentenza del giudice.
Se invece viene condannato un compagno di strada, allora egli rimane innocente, comunque e sempre. La sentenza viene immancabilmente definita ingiusta ed iniqua. Si invocano gli interventi della corte di giustizia europea affinché ribalti la sentenza della magistratura italiana, del presidente della repubblica, affinché conceda la grazia, del parlamento affinché modifichi la legge e così via.
La verità, semplice ed inoppugnabile, è che questa tipologia d’individui, autoproclamatisi superiori moralmente, è di una faziosità totale, costante e coerente, in pieno spregio allo stato di diritto.
A costoro la magistratura non appare come un organo chiamato a rispettare la legge in modo equanime, ma un martello da utilizzare contro gli avversari politici, grandi, medi, piccoli e piccolissimi.
Se uno di questa congrega viene accusato, di qualsiasi reato, fosse anche di aver assassinato un poliziotto, allora tutti i suoi sodali si stringeranno a quadrato attorno a lui.
Invece per gli avversari politici, l’unica giustizia che costoro vorrebbero sarebbe quella rappresentata da Vyšinskij.
E’ inutile provare a discutere con questi soggetti facendogli notare l’incoerenza delle loro posizioni, per due ragioni: primo, sanno benissimo di essere faziosi; secondo, ne sono orgogliosi. Sicuramente negheranno di esserlo, perché comprendono quanto sia controproducente in termini d’immagine, ma lo sanno e ne recano vanto.
Lo sbaglio risiede in tutti gli altri, che costoro giudicano loro “inferiori”, i quali spesso, ingenuamente, non si rendono conto di chi hanno di fronte.

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