Carlotta Rossignoli

di Roberto Burioni

Carlotta Rossignoli, una ragazza Veronese, si è laureata in Medicina nella mia Università a 23 anni, pieni voti e lode. In qualunque nazione del mondo questa sarebbe stata una bella notizia che avrebbe portato applausi alla studentessa e al suo Ateneo, e che invece in questo nostro povero Paese genera una tormenta di polemiche.

Il motivo delle polemiche non si capisce, perché Carlotta (che io non conosco, non insegno nel suo Corso di Laurea) non è una somara diventata di colpo brava al San Raffaele grazie a qualche raccomandazione: ha concluso il Liceo Classico in soli 4 anni, con la media del 10. Proprio per questo il Presidente Mattarella l’ha premiata nel 2017 nominandola Alfiere del Lavoro.

Carlotta viene ammessa nella mia Università, dove mantiene i ritmi e le prestazioni del Liceo, superando esami e tirocini a tempo di record. A un certo punto, nella scorsa primavera, chiede di potersi laureare in anticipo. La cosa è inusuale anche in un Ateneo di eccellenza come il nostro, per cui l’università chiede un parere formale al Ministero dell’Università, domandando “questa ragazza si può laureare”? La risposta del Ministero non lascia adito a dubbi: in sostanza non solo Carlotta si può laureare, ma se l’Università le negasse questa possibilità le farebbe un torto. Però, siccome impedire a uno studente di sprigionare il suo talento non rientra tra le nostre priorità, ovviamente la possibilità non le viene negata.

Carlotta non ha avuto nessuno sconto e nessuna facilitazione: questo percorso è disponibile per tutti gli studenti della nostra Università, e non si capisce il clamore suscitato visto che io stesso, che ho impiegato i regolari cinque anni per fare il Classico, mi sono laureato all’Università Cattolica nel lontano 1987 a ventiquattro anni. Forse la mia fortuna è stata che allora non c’erano i social.

Però, a pensarci bene, l’unica colpa che può avere avuto la nostra Università è stata quella di non avere ostacolato una studentessa già bravissima nel mettere a frutto il proprio talento. In un Paese dove il merito è spesso considerato una colpa e quasi sempre un privilegio, è comprensibile che questo comportamento possa disturbare alcuni.

Invece io sono molto felice, e faccio a Carlotta i migliori auguri per la sua carriera, che sono certo sarà brillantissima.
Tutto il resto – orologi, minigonne, viaggi esotici e via dicendo – sono chiacchiere da bar o scelte di vita personali dei nostri studenti che in nessun modo ci riguardano. Anche quelli che più detestano il San Raffaele non possono non riconoscere che la preparazione dei nostri laureati è eccellente e senza sconti, e i risultati che ottengono i nostri medici nei test nazionale per l’ammissione alle specializzazioni anno dopo anno lo confermano in modo oggettivo.

Noi formiamo medici bravi, che portano il camice con onore. Poi fuori dall’ospedale possono vestirsi come vogliono, non sono fatti nostri.

Università Vita-Salute San Raffaele

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