Antonio Banfi e Claudio Pavone

di Marzio Zananatoni

È stato pubblicato di recente un volume, a cura del Senato della Repubblica, che riproduce gli interventi di un convegno dedicato a “Antonio Banfi. Intellettuale e politico” (il libro è scaricabile gratuitamente presso questo link

https://www.senato.it/leg18/3196?rev=5243

Lo segnalo perché contiene quello che è, se non ricordo male, tra gli ultimi interventi, se non l’ultimo, scritto di Rossana Rossanda, che di Banfi, docente di filosofia alla Statale di Milano, fu allieva nel 1944. E’ un testo che ricorda il valore, per lei e per altri, decisivo di quel testo banfiano intitolato “Moralismo e moralità”, uscito nel numero doppio del ’44 su “Studi filosofici”, un numero subito sequestrato dalla polizia. Rossanda testimonia come quello scritto, che invitata a trasformare un moralismo generico e superficiale in favore di una moralità concerta e di azione, spinse lei e molti altri giovani ad impegnarsi definitivamente nella scelta resistenziale. Viene da ripensare a quel celebre sottotitolo che Claudio Pavone ha posto al suo libro “Una guerra civile”: “Saggio storico sulla moralità nella resistenza”. Pavone non cita mai Banfi e molto probabilmente non lesse quel testo pressoché introvabile allora. Anche perché i suoi riferimenti ideali, come ricorda lui stesso nelle sue “Memorie di giovinezza” erano Eugenio Colorni e soprattutto il Croce di “Etica e politica”, il libro che Pavone portava sempre con sé. Mi sembra comunque interessante che si documenti ancora una volta, come tra Rossanda e Pavone, che si ritroveranno per un breve periodo nell’esperienza d “Il Manifesto”, la Resistenza contro i nazi-fascisti passò attraverso una coscienza morale che è bene non spegnere mai.

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