ADOLF EICHMANN
di Claudio Vercelli
TARGET IMPROPRI – Pellicola del 2007, firmata dall’inglese Robert Young ma prodotta in Germania, mi è ben poco piaciuta. Posto che di opere sulla vicenda Eichmann ce ne sono oramai molte, alcune di ottima fattura. A parte gli errori di sostanza, che ad una revisione anche solo di superficie – come si fa nel passaggio ultimo delle bozze di un libro – si potevano evitare, non regge né dal punto di vista storico né sul piano drammaturgico. Riesco a salvare l’interpretazione di Thomas Kretschmann, un attore che mi piace molto (ed è stata la ragione per cui ho voluto vedere la copia in dvd). Per il resto, a parte l’Eichmann prigioniero a Ramla – che tuttavia, nel canovaccio della sceneggiatura, sembra emergere come un professionista della dialettica pre-processuale – l’immagine che ne viene confortata, quella non solo di un criminale patologico ma anche di una sorta di narciso egolatra, dedito ai piaceri del potere, rasenta . per come è impostata – l’involontaria parodia del nazismo in quanto tale. Tra l’altro, occultandoci in tale modo la sua effettiva “natura” di fenomeno collettivo. Probabilmente, mi viene da pensare, poiché si tratta di una produzione tedesca non può che cercare di premere sul pedale della mostrificazione. Nei fatti, una scorciatoia che banalizza l’oggetto di riflessione. (Le scene di fucilazione in massa sono inverosimili; se si è studiata la «Shoah della pallottole», se ne comprenderà l’incongruità.) Lo spessore dei personaggi, visto che la pellicola vorrebbe essere un’indagine sui conflitti interiori di coscienza tra (ex) vittima e (ed) carnefice, emerge sostanzialmente in forma solo stereotipata. Comunque informata ad un didatticismo della raffigurazione che non premia le pur buone intenzioni che stanno dietro all’opera filmica. Regge Kretschmann mentre recita la parte dell’Eichmann prigioniero, avvinto pitonescamente in quella fissità che da altre ricostruzioni, non solo cinematografiche, è stata parimenti raccontata. Ad un film, trascorsi molti anni da quegli eventi, non si chiede il rigore assoluto di un saggio storico. L’autonomia e la licenza interpretativa sono parte della ricostruzione. Il punto è che Young non riesce a risultare convincente, malgrado l’impegno profuso. Pazienza: non si tratta di un B-movie ma di uno sforzo non compensato dai risultati.

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