di Gian Ruggero Manzoni
ACHILLE FUNI, UN ALTRO ARTISTA FASCISTA (e furono non pochi in quegli anni) …
Achille Funi dopo una prima formazione presso la Civica Scuola d’Arte Dosso Dossi di Ferrara, città dove nacque nel 1890, si trasferì a Milano per studiare presso l’Accademia di Brera, che frequentò sino al 1910, e di cui poi divenne docente. Entrato in contatto con il gruppo dei Futuristi, si avvicinò a tale movimento e con molti dei suoi esponenti condivise, durante la Prima Guerra Mondiale, l’esperienza di soldato nel Battaglione Lombardo Volontari Ciclisti. Tornato dalla guerra, Funi aderì nel marzo 1919 alla famosa riunione in Piazza San Sepolcro a Milano, durante la quale venne fondato il PNF (Partito Nazionale Fascista).
Nel 1921, lasciatasi alle spalle la parentesi futurista, sebbene Boccioni lo avesse definito “uno dei maggiori campioni della pittura italiana d’avanguardia”, Funi andò orientandosi verso un “ritorno all’ordine” guidato dal recupero della tradizione pittorica italiana del Rinascimento; tali spunti dovevano, in seguito, confluire dal 1922 in poi nel gruppo dei Sette di Novecento (formato da Mario Sironi, Leonardo Dudreville, Anselmo Bucci, Emilio Malerba, Pietro Marussig, Ubaldo Oppi e, appunto, da Achille Funi)… gruppo sostenuto da Margherita Sarfatti e dal gallerista Lino Pesaro (Sarfatti e Pesaro entrambi ebrei, ma molto vicini a Mussolini) che portarono i membri dello stesso ad esporre alla Biennale di Venezia del 1924. Amante dell’affresco, a tale tecnica si dedicò. Fu impegno sostenuto anche in campo teorico, infatti sottofirmò il Manifesto della Pittura Murale, redatto nel 1933 da Sironi. Negli anni successivi alla Seconda Guerra Mondiale, quel tanto punito, seppur meno di Sironi, perché fascista della prima ora, nonché aderente alla RSI, tramite intercessione ecclesiastica (era molto credente) tornò all’insegnamento statale, in quel di Brera, e questo negli anni ‘50. Morì, comunque scordato da molti, ad Appiano Gentile, in provincia di Como, nel 1972.
Nell’immagine, il suo bellissimo: “Il fanciullo con le mele”, un olio su tela di cm 60 x 50 dipinto nel 1921, oggi di proprietà del MART di Rovereto.
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