La pluralità di una società è composta da sensibilità e orientamenti diversi

di Marco De Nicolò

Care socie e cari soci,

anni fa si accese un dibattito in lista in merito alla richiesta fatta da un certo numero di soci al direttivo di emanare un comunicato contro la kermesse veronese del Wcf. Personalmente convenivo su molte argomentazioni degli intervenuti, ma mi ritrovai nella posizione espressa dal direttivo di non emanare alcun comunicato, perché, indipendentemente dalla posizione di una grande parte dei soci, un comunicato avrebbe tradito la pluralità di una società che da sempre è composta da sensibilità e da orientamenti diversi. Naturalmente si potrebbe obiettare che oggi ci si trova in una condizione assai più grave, che muove passioni e timori, che mette in pericolo la vita di migliaia di persone. Ma la nostra società è ancora composta da studiosi che possono avere sensibilità e argomenti diversi che possono anche non riconoscersi in un comunicato che “ingessa” la società intera in una unica interpretazione. La Sissco non è un partito politico; un comunicato della Società parla a nome di tutti.

Inoltre, mi chiedo se la guerra in Iraq, nel 2003, fosse di minore importanza o se, come hanno messo in rilievo giustamente Bruti Liberati e Giovagnoli, altre guerre, come quella siriana per esempio, siano state di minore rilievo, e perché allora non prendere posizione su alcune politiche dell’Unione europea come quelle sui migranti, o sull’assalto a Capitol Hill negli Stati Uniti? Io non credo che abbiano sbagliato i direttivi precedenti o lo stesso direttivo di oggi a non emanare comunicati. Non credo che abbiano peccato di mancanza di sensibilità civile, hanno considerato probabilmente che vi fossero posizioni differenti che era il caso di rispettare. Pur considerando che oggi si tratta di una guerra più vicina a noi, che si tratta di una guerra europea,  nonostante si predichi molto la storia internazionale, il livello globale, perché il nostro Continente deve essere considerato più importante del resto del mondo, tale da meritare una unica posizione che altre tragedie mondiali non meritano?

Seconda considerazione: un comunicato della Società parla a nome di tutti e ciò può essere legittimo solamente se affronta temi legati alla professione: la possibilità e la libertà della ricerca, le questioni legate alla didattica della storia, la presenza della storia nel dibattito pubblico. Per non incorrere in fraintendimenti, con quest’ultimo punto intendo la difesa del posto degli storici, nella loro varietà di posizioni, nel dibattito pubblico, non una posizione ufficiale e unica degli “storici”. In questi ambiti, ascoltati o meno che siano i nostri comunicati da parte delle istituzioni o delle controparti, le posizioni della Sissco hanno comunque un senso perché possono essere un riferimento, un filo rosso che si trova nel corso del tempo sulla difesa del senso della nostra professione. Un comunicato della Sissco deve trovare, o almeno cercare, interlocutori, deve avere un obiettivo da raggiungere. Perdonatemi la sfrontatezza, ma non credo che, per quanto importante, la nostra piccola Società possa ambire a risolvere la questione russo-ucraina.

Terza considerazione: la nostra lista spesso diventa una chat. Per cogliere posizioni articolate e argomentate, bisogna scorrere simil like, semplici consensi o dissensi di un rigo, quasi si trattasse, in alcuni casi, di un referendum tra soci. Raccomanderei ai soci di argomentare le proprie posizioni. Non insisto poi sul livello di tensione che si alza ogni volta in mancanza di coincidenza di posizioni. Mi pare che si stia perdendo il gusto del confronto, che può includere anche battute sferzanti, ma che spesso cede alle offese e alle volgarità. La Sissco non può (non è previsto nello Statuto) espellere soci e spero che anche nel futuro non siano mai previste misure simili. Ma certo è sfiancante per chi legge, perché interessato a un tema, schivare le righe dove si incrociano inutilmente e banalmente sciabole. Non essendo neanche favorevole alle censure, oltre a un appello ai soci, si può però pensare che il direttivo, di fronte a offese reiterate e senza scuse successive, possa sospendere per qualche tempo un socio dalla mailing list.

Quarta considerazione: a mio avviso è molto scorretto chiedere credenziali ai soci, chiedere di quale curriculum si sia in possesso per parlare su una determinata questione, come se non tutti i soci avessero diritto di prendere la parola. Saranno poi i soci che leggono, semmai, a selezionare gli argomenti più convincenti. Questo atteggiamento, oltre a questo improprio effetto primario, ha anche un possibile effetto secondario, di indurre al silenzio i soci più miti, e i soci più giovani.

Quinta considerazione: ho apprezzato invece la tempestività dell’organizzazione di dibattiti e di segnalazione di dibattiti sul tema, il coinvolgimento di dottorandi e di alunni delle ultime classi. Certamente è opportuno siano messe a confronto posizioni differenti. Questa, più di ogni comunicato, mi pare la via maestra che la nostra Società possa percorrere in momenti così difficili e una delle finalità più opportune perché la storia possa contribuire alla formazione di coscienze critiche e trovare il proprio posto, sia nel dibattito scientifico che in quello pubblico.

marco de nicolò

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