A favore di Giuseppe Conte

di Andrea Colombo

Dopo aver condizionato per decenni i governi ora la magistratura decide anche chi può fare il leader in un partito. Con tutta la scarsa simpatia per Giuseppi è un po’ troppo.
Nel 2013, dopo la rielezione di Napolitano, la politica riconobbe il proprio fallimento, si cosparse di cenere il nobile capino, il segretario del primo partito si dimise. Stavolta i politici passano il tempo a scambiarsi complimenti per non essere riusciti a indicare un nuovo presidente dopo un mandato lunghissimo di 7 anni. Daje che semo forti.
Alla guida di un governo senza quasi vincoli c’è un signore che non maschera il totale disprezzo per la politica e i politici. La politica infatti lo odia ma non ne può fare a meno e lo sa.
L’alterazione dei rapporti tra poteri dello Stato ha raggiunto livelli tanto estremi che persino il ripresidente, in occasione particolarmente solenne, ha dovuto ammonire perché così non può continuare. Però abbiamo la Costituzione più bella del mondo e ci dispiace per gli altri.
La legge elettorale latita da oltre 16 anni. Stavolta forse gliela fanno ma mica è detto. In fondo chi glielo fa fare? Ma che ce frega, ma che c’emporta…
La somma dice che il fallimento della politica è totale e senza appello e serve a poco darsi di gomito ogni volta che per miracolo la si sfanga. Quando un edificio è marcio è inevitabile che crolli.

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